SECONDO EPISODIO DEL PODCAST "OBIETTIVO: TURISMO RESPONSABILE"
Le donne sono sempre più coinvolte nel turismo responsabile, ne sono diventate protagoniste.
Il fenomeno della femminilizzazione delle imprese turistiche è in continua crescita e, purtroppo, ancora troppo sottovalutato. Le donne, non solo rappresentano la maggioranza come addette nel settore del turismo ma lo sono anche come viaggiatrici. Si tratta di un nuovo mercato, fatto di donne e di viaggiatrici, sempre più orientate verso la sostenibilità e a un turismo in cui si includono i valori di eguaglianza e parità.
La prima essere intervistata è Iaia Pedemonte, giornalista, autrice del libro "libere viaggiatrici" e presidente del GRT - GENDER RESPONSIBLE TOURISM. Iaia inizia a spiegare la rilevanza delle donne nel settore del turismo, in quanto ne rappresentano la maggioranza degli addetti. Fornisce alcuni dati utili “In Italia nel 2018 erano 556 mila ma in tutto il mondo si considera che siano il 56%, quindi svariati milioni. L’Organizzazione internazionale del lavoro ha sempre affermato che le donne fanno il 66% del lavoro nel mondo, producono il 50% del cibo con il 10% del possesso di ciò che fabbricano in agricoltura.” Le donne non solo sono la maggior parte delle lavoratrici nel settore del turismo ma sono anche la maggior parte delle viaggiatrici. Visto il crescente interesse per la tematica, Iaia Pedemonte insieme a Manuela Bolchini hanno avuto l’idea di parlarne. Pertanto hanno avuto l’idea di creare un blog che raccogliesse tutti gli articoli sulle donne che Iaia ha incontrato nei suoi viaggi come giornalista di turismo. Successivamente il blog è diventato un sito e un’Associazione: Gender Responsable Tourism, (abbreviato grt.it). Dopo anni che se ne parla, le donne, finalmente, iniziano ad essere considerate quando si fanno dei progetti di turismo responsabile”, e continua: “In India, alcune donne hanno deciso di diventare guardie nei mercati, in quanto le strade erano pericolose per le guide donne e per le turiste. Il progetto si chiama Self Street, ha dato lavoro a giovani disoccupate, sia le donne locali che le turiste ne hanno giovato”. Un lavoro non molto comune rispetto ai lavoro classici, come ad esempio lo sono i corsi di cucina e di artigianato. Ma nonostante questo, fortunatamente ci sono sempre manager donne. Questa è una tematica molto importante, che pone una questione: “C’è uguaglianza di genere nel turismo o ci sono degli stereotipi anche in questo settore?” Iaia Pedemonte su questo tema ha messo insieme, attraverso una serie di studi e di manuali, una serie di regole e suggerimenti per chi decide di fare un’organizzazione partecipata con le donne, inclusiva, contro ogni stereotipo e fondata sull’uguaglianza di genere.
Sempre più donne viaggiano e sempre più ragazze giovani partono da sole. Iaia Pedemonte fornisce dei dati interessanti anche sulle viaggiatrici: “In un TTG di Rimini di due anni fa, per la prima volta è stato detto agli operatori di prendere in considerazione il grandissimo mercato formato dalle donne, che lavorano e che viaggiano. Le donne sono sempre di più e sono la maggioranza del mercato. Promuovere l’uguaglianza di genere, in risposta alla crisi, porterà 13 miliardi di dollari al PIL globale. Politici e imprenditori devono spingere a una maggiore uguaglianza di genere, perché maggiori sono i benefici, non solo per la parità di genere ma anche per la crescita economica e sociale della comunità.” Infine l’esperta conclude dicendo: “Per quanto riguarda gli operatori del turismo è provato che il marketing generalista non funziona più, è il momento di prendere considerazione le richieste, la domanda delle viaggiatrici.”
La seconda esperta, Manuela Bolchini, si occupa di turismo responsabile come tour operator dal 2005 e in particolare di viaggi in Italia con cofanetti regalo di turismo responsabile di EquoTube. Manuela spiega l'obiettivo del suo lavoro: progettare insieme ai suoi collaboratori, il turismo con le donne. Un progetto che punta ad aiutare le donne a sviluppare capacità decisionali, a facilitare l’accesso al credito, all’educazione, agli spostamenti, insomma far entrare le donne nella catena della produzione e nelle sedi decisionali. Promuovere l’uguaglianza all’interno di tutto l’ter, e la non discriminazione sia a livello salariale ma anche soprattutto a livello comportamentale esplicito e implicito che sia. È importante adattare le formazioni tecniche e attitudinali alla situazione culturale, sociale, religiosa e politica del luogo in cui si opera, soprattutto quando è estero”. Tutto ciò è raccontato nel libro che ha scritto insieme a Iaia Pedemonte: La guida delle LIBERE VIAGGIATRICI." Un libro che “racconta storie delle donne”, spiega, “per dare una voce e un nome a tutti quei rapporti che si leggono sulle donne nel turismo, raccontare le esperienze dall’India, al Madagascar, dalla Terra dei fuochi alla Sicilia, da Berlino all’Himalaya. Vicissitudini di donne che si sono affermate nel loro campo e sono diventate promotrici di se stesse, e promotrici delle buone prassi che dovrebbero essere applicate a qualsiasi tour operator, a qualsiasi operatività ricettiva e dirigenziale.” Storie di donne, quindi, il cui modo di fare turismo è adatto alle viaggiatrici che scelgono un certo tipo di approccio, “cammini nella natura, percorsi alla ricerca del silenzio e del cambiamento interiore, soggiorni enogastronomici, itinerari culturali e interculturali, esperienze contadine oppure artigiane, nel mondo ma anche in Italia, percorsi per valorizzare l’arte del buon fare italiano. Infine, incontri con le comunità ospitali, quello che noi chiamiamo “Il Capitale Umano” e che in questo caso poi si declina al femminile per raccontarci il turismo responsabile.”
Manuela Bolchini ci racconta anche delle guide, diventate tali nonostante quei taboo che vedono le guide soltanto al maschile nello Stato in cui operano, ma che nonostante ciò hanno costruito una vera e propria scuola di guide escursionistiche: “Manager che sono riuscite a creare piccoli tour operator locali che valorizzano la cultura, le filiere virtuose, le tradizioni, e che hanno saputo dare ai propri territori risorse e strumenti per viaggiare, per offrire ospitalità, dando importanza anche poi alla parte finale del processo turistico, quindi al viaggiatore.”
Il libro si chiama Guida delle libere viaggiatrici, ma non si rivolge soltanto alle donne, ma anche ai viaggiatori che vogliono valorizzare questo empowerment delle destinazioni finali. Un libro pensato in modalità smart, piccolo e leggero, per dare la possibilità di dare, di visitare le terre con un occhio particolare ai processi che hanno saputo valorizzare le donne.
La terza e ultima esperta intervistata è Michela Fabbri, che rappresenta EducAid, una ong riminese che opera nel campo della cooperazione internazionale, focalizzata allo sviluppo delle competenze dei soggetti e delle istituzioni che hanno la responsabilità dell’educazione, della cura, dell’aiuto delle popolazioni in situazioni di sofferenza, disagio, sfruttamento e difficoltà, incluse quelle prodotte da guerre e da catastrofi. L’ong opera soprattutto per promuovere i diritti delle persone con disabilità, con particolare attenzione a donne e minori. Il tema della parità di genere e dell’empowerment femminile, è trasversale a tutti i progetti, ed è posto al centro di molti di loro. EducAid si occupa delle fasce più vulnerabili delle popolazioni. E dal lavoro svolto è evidente quanto quotidianamente le donne, le adolescenti e le bambine con disabilità siano più esposte a discriminazioni, abusi e violenza. Per questo motivo, tra le attività che propone, cerca sempre di inserire anche campagne di sensibilizzazione sulla parità di genere e di contrasto alla violenza sulle donne; rendere consapevoli le donne e le ragazze dei propri diritti; mettere a disposizione gli strumenti per denunciare gli abusi o richiedere aiuto in situazioni di pericolo; e, infine, per educare l’opinione pubblica. Uno dei progetti più importanti, della ong, si svolgeva in Palestina: “Nei territori palestinesi, con cui l’ong collabora da due decenni, e ha sedi e personale espatriato, le donne con disabilità o le madri di bambini con disabilità vivono in una condizione fortemente stigmatizzata, tanto nella sfera familiare quanto in quella sociale. Le sfide quotidiane si trovano ad affrontare sono innumerevoli: prima tra tutti attitudini sociali negativi che considerano la disabilità un taboo, portando all’esclusione dalla vita sociale e culturale, a queste vanno aggiunte limitate opportunità di sostentamento finanziario, il mancato accesso a servizi ed assistenza, gli ingenti costi e le difficoltà legate all’essere disabile all’interno di un duro contesto politico ed economico, la presenza di barriere architettoniche, aggravate dalla situazione di guerra. Partendo da questo quadro, i progetti che EducAid mette in campo mirano al superamento di un approccio assistenzialista a favore di azioni concrete che mettano le donne con disabilità nelle condizioni di partecipare pienamente alla società, attraverso azioni volte rafforzare la loro indipendenza ed autonomia come supporto psicologico: conferenze sul diritto al lavoro; corsi di formazione professionale specifici; sportelli di job consueling; finanziamenti e know how per l’avvio di imprese e start up.” “Questo tipo di approccio” conclude l’esperta, “ha permesso di supportare la creazione di microimprese sociali fondate e gestite da donne con disabilità, un percorso emancipazione personale, e di formazione professionale, che ha permesso loro di riscattare la dignità attraverso la valorizzazione delle proprie inclinazioni e l’inserimento nel mondo del lavoro, in una parola di trovare il loro posto nella società.” (Purtroppo a causa dei bombardamenti d'Israele questi centri oggi non esistono più.)
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