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Quando l'innovazione, la cooperazione e l'accessibilità incontrano il turismo responsabile



Il quinto articolo della rassegna "Obiettivo: turismo responsabile" è dedicato all’obiettivo 9 dell’Agenda2030: il tema delle imprese e dell’innovazione. Avremo modo di conoscere delle esperienze nuove, anche di natura imprenditoriale ed economica, promosse e gestite da nostri associati.


Iniziamo con Paola Autore di CoopCulture, ci parlerà di alcune innovazioni introdotte nella grande cooperativa specializzata nella gestione dei beni culturali, monumentali ed archeologici. Innovazioni anche di carattere informatico. Ci parlerà dell’utilizzo delle tecnologie adottate anche nei progetti di cooperazione allo sviluppo. 


Il tema dell’innovazione e delle infrastrutture digitali è un argomento trattato da Paola Autore di Coopculture. Una grande cooperativa che gestisce e valorizza il patrimonio culturale. Coopculture sin da subito si è posta il problema di come le tecnologie vengono utilizzate nel campo dei beni culturali. Ci siamo posti questo problema perché spesso abbiamo assistito alla creazione di grandi tecnologie, che non sono sostenibili dal punto di vista della gestione oltre che dal punto di vista economico. L’approccio che CoopCulture ha sempre adottato, nella creazione e nella fruizione degli strumenti digitali, è stato sempre umanistico, incentrato sulle persone. Una cooperativa di umanisti, di archeologi, storici dell’arte, per questo è importante dare valore al contenuto ma anche all’usabilità di uno strumento digitale. Il fattore importante degli strumenti digitali applicati al patrimonio culturale, che sono rivolti a un pubblico di visitatori, non è l’intrattenimento ma facilitare l’accessibilità cognitiva e potenziare l’alfabetizzazione digitale. 


Paola Autore continua parlando delle esperienze che la cooperativa Coopculture ha maturato nello sviluppo di strumenti digitali nella cooperazione allo sviluppo, come i progetti CROSSDEV, un progetto co-finanziato attraverso il programma ENI CBC MED, e il progetto, svoltosi in Bolivia, INCAmmino, i cui obiettivi sono quelli di contribuire allo sviluppo economico e sociale, rafforzando e potenziando il turismo sostenibile, mettendo in risalto i patrimoni e le risorse comuni, attraverso l’applicazione di nuove tecnologie nel settore del turismo comunitario. Paola Autore sottolinea l’importanza di inserire gli strumenti digitali all’interno di un progetto di sistema, e soprattutto di rete: “sono due progetti internazionali, in cui ci sono tanti partner che collaborano alla realizzazione di uno strumento che dovrebbe favorire uno sviluppo territoriale attraverso il potenziamento delle piccole e medie imprese con tutti gli attori locali del territorio.”                           


Per quanto riguarda il progetto in Bolivia, Coopculture ha realizzato una piattaforma di promocommercializzazione degli itinerari turistici e di formazione digitale per gli operatori coinvolti: “Si tratta di una vetrina territoriale con tutti gli attori” - continua l’esperta - “tutti gli stakeholder e le comunità che sono presenti nei territori. Loro stessi creano una mappatura di tutti i soggetti interessati di tutto il patrimonio tangibile e intangibile che si vuole promuovere e valorizzare. Questa piattaforma territoriale mette in rete tutti i soggetti che potranno rinnovare l’offerta e fare una coprogettazione condivisa di eventi che si svolgono nei vari territori.” Questa vetrina territoriale permette di far acquisire informazioni da parte del visitatore e dell’organizzazione di viaggi e creare una relazione tra la comunità e il patrimonio culturale e immateriale. Rispetto agli attori coinvolti rappresenta uno strumento di sviluppo sostenibile, e di crescita comune di competenze, perché porta avanti un processo di empowerment delle realtà locali. E, per quanto riguarda i paesi coinvolti, come nel progetto CROSSDEV, permette la creazione di una rete di coesistenza di culture diverse molto importante, una conoscenza reciproca, per favorire processi di diplomazia culturale di pace. 


Il tema dell’accessibilità coniugata alla sostenibilità è un argomento che è stato trattato da Sara Frattalli, che opera presso la struttura Sassi Turchini, all’Elba. L’esperta spiega che la struttura è gestita da un’associazione di promozione sociale, chiamata Gruppo Elba, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare la propria utenza attraverso una realtà che lavora nel turismo, e che è totalmente accessibile, in un territorio, un’isola, che di natura è poco accessibile. Spesso, quando si parla di accessibilità economica, il tema sostenibilità viene tralasciato, per questo l’associazione cerca di coniugare il più possibile il tema dell’accessibilità fisica ed economica al tema della sostenibilità. Per l’associazione è fondamentale cerca di sensibilizzare i suoi ospiti, un’utenza formata soprattutto da realtà che operano nel sociale (case famiglia, gruppi di disabili, gruppi sportivi), che, vivendo in un contesto completamente accessibile e sostenibile, compiono un percorso di formazione e di informazione. Importantissimo è anche il valore che la struttura ha sul territorio. Le comunità locali sono molto incuriosite e sensibilizzate al tema dell’accessibilità. Sono state fatte dei sopraluoghi presso musei, bar e ristoranti, se fossero accessibili ad ospitare disabili fisici, e nel caso non lo fossero si è lavorato per mettere insieme delle soluzioni. 


La cooperazione allo sviluppo, che spesso viene percepita come un soggetto che si occupa di emergenze e di assistenza, mentre in realtà ha un fortissimo ruolo nel far nascere imprese, è un tema che viene trattato Alberto Zoratti di Cospe. L’esperto spiega che la cooperazione internazionale è uno strumento per garantire l’autosviluppo dei territori, di imprese intese anche come cooperative e gruppi associativi. Cospe opera con un approccio particolare, molto collegato al territorio e alle comunità locali. Essa offre, sia sostegno al consolidamento dell’attività economica di associazioni e gruppi informali, ma pone anche attenzione alla filiera produttiva (tessile, agricola, artigianale). L’obiettivo è di far interagire i diversi soggetti che fanno parte delle filiere, in maniera tale che le comunità possano partecipare anche alle fasi decisionali della costruzione. Questo tipo di lavoro è stato fatto in diversi territori della Tunisia, in sei sette anni, Cospe ha sostenuto piccole realtà informali, nella formalizzazione di alcune, che hanno creato la loro esperienza economica nel settore artigianato e ortofrutta. Sviluppo collegato al rapporto con la comunità, hanno creato una sorta di distretto di economia solidale, diventato riferimento dal punto di vista nazionale, al punto anche che ha avuto un ruolo di lobbing sul parlamento, per l’approvazione di una legge specifica sull’economia sociale e solidale.


La cooperazione internazionale lavora per favorire la crescita di opportunità economiche all’interno di una cornice di valori. L’obiettivo è sostenere processi inclusivi che riguardino l’imprenditoria locale: creare impresa, opportunità di lavoro, che rispettino gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, come la questione della sostenibilità ambientale, la tutela del diritto del lavoro e la questione di genere. Il riscontro da parte dei giovani, nei vari processi, è piuttosto positivo, in quanto sono particolarmente coinvolti e coinvolgibili. Rappresentano, insieme alle donne, le fasce sociali più colpite dalla crisi economica e finanziaria, e pertanto necessitano di spazi per sentirsi protagonisti. La modalità con cui viene applicato ciò è quella della partecipazione, che consente loro di costruire e sviluppare esperienze imprenditoriali all’interno di una cornice di valori, fondamentale in un futuro abbastanza instabile.


Nella cooperazione allo sviluppo esistono dei soggetti, i così detti donors, che sostengono finanziariamente i progetti stessi. In Italia, il rapporto fra l’ente pubblico e la cooperativa o la società che gestisce delle attività imprenditoriali nel turismo, è importante. 

Il rapporto di Sassi Turchini con l’ente pubblico è stato un rapporto necessariamente stretto fin dall’ ideazione del Gruppo d’Elba, associazione di promozione sociale, che si trova ad Elba dai primi anni ‘90. In quegli anni utilizzava delle strutture pubbliche, ovvero delle scuole, quindi il rapporto con le diverse amministrazioni, per avere a disposizione questi spazi, era necessario.

Nei primi anni Duemila è nata l’idea di costruire una struttura, che fosse a disposizione anche di altre associazioni, il Gruppo ha chiesto alle amministrazioni uno spazio, la cui ricerca è durata una decina d’anni, ottenuto soltanto intorno al 2007-08. 


L’obiettivo è sempre stato quello di costruire uno spazio accessibile e con caratteristiche che rispecchiavano lo stile del Gruppo Elba, ovvero grandi camerate volte a ospitare gruppi di persone tutte assieme. Il progetto della costruzione è stato presentato a un assessore regionale, che ha colto il senso dell’opera e ha lavorato insieme al gruppo per far sì che il primo finanziamento fosse assegnato per la costruzione di Sassi Turchini. Il finanziamento ad oggi rappresenta soltanto il 20% del costo complessivo, infatti successivamente la costruzione è andata avanti grazie a tante forme di autofinanziamento. Una delle più memorabili è stata la lista nozze di due amici. Questo dimostra quanto è importante trovare la sensibilità di amministratori pubblici illuminati e dei cari amici disposti a fare qualche sacrificio innovativo e intelligente. 


Ultimo esperto intervistato è Fabrizio Pozzoli, rappresentante della cooperativa Betania, che si caratterizza per vari aspetti sul piano di innovazione di impresa, e pone particolare attenzione al rapporto fra scuola e mondo delle imprese, soprattutto per superare i problemi di mismatching tra domanda e offerta.  La cooperativa sociale, che si occupa di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, fin dai primi passi ha voluto essere abbastanza innovativa, settori nuovi, dove giovani e meno giovani potessero esprimersi al meglio nonostante le difficoltà.

Nell’arco di 22 anni di esperienze ad oggi la cooperativa lavora su tre diversi settori.  Il primo settore è uno sportello di lavoro: la cooperativa fa parte di un consorzio di cooperative di ricerca, selezione, formazione e inserimento, con una specifica preparazione della legge 68 del’99 che fa riferimento alle disabilità e le difficoltà nel campo dell’inserimento. Un secondo settore enogastronomico, in cui piccoli produttori portano avanti le tradizioni con criterio sostenibile, ed essendo fuori dai grossi canali di distribuzione, i prodotti sono venduti attraverso un portale dedicato. 


Il terzo settore è il campo del turismo: la cooperativa cerca di assottigliare in questo ambito il distacco tra il mondo della formazione, della scuola, e il mondo dell’impresa. L’obiettivo è quindi quello di mettere in atto quegli strumenti e quei metodi che aiutano il giovane, che è alla fine di un percorso formativo, ad approcciarsi in un mondo più dinamico e reale al mondo dell’impresa, in modo che un domani sarà più libero di camminare con le sue gambe. Questa approccio parte dall’esigenza del settore turistico che spesso non trova operatori preparati e formati a rivestire dei determinati ruoli. “Strumenti come questo percorso dovrebbero essere standardizzati” -afferma l’esperto – “formazione on the job, aspetto su cui abbiamo deciso di puntare tutta la nostra attività.”





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